L’obsoleto tormentone della psicologia del colore, da considerare nell’ambito della “storia degli studi e dissertazioni sul colore”, ma da non prendere più come punto di riferimento.
Con questa affermazione dall’aria un po’ polemica (confermo), non intendo porre il sottoscritto come punto di riferimento, sperando di passare alla storia come il genio rivoluzionario e innovatore che è riuscito a rovesciare il tavolo centenario, se non millenario, della cultura del colore. Il lettore la consideri come la condivisione di un esperienza di approfondimento culturale che mi ha portato a considerare altri parametri per progettare il colore in tutti gli ambiti del design.
Prima di iniziare, anche per evitare conflitti con i ricercatori e professionisti accreditati dell’ambito della psicologia, aggiungo che quella psicologia del colore alla quale mi riferisco, è quella delle pubblicazioni precedenti gli anni ’60, quelle che negli anni successivi si sono basate su quelle precedenti senza considerare le neuroscienze (invece considerate nella formazione della psicologia sperimentale) e soprattutto quella che fornisce sintetici assunti a quesiti posti su internet. Una psicologia del colore sostenuta più da chi vuol vendere qualcosa e ne sa ben poco, che dagli psicologi o psicoterapeuti.
Nei miei QUADERNI, come già scritto, non ho né il tempo, né la voglia di stilare qualcosa di simile a una tesi di laurea, insomma, con un capo e una coda, denominazione attenta dei capitoli e ricchezza di note e riferimenti a fonti e autori. Parto dal presupposto che il mio lettore-tipo non sia solo un semplice curioso (e ammirevole per questo), ma persona colta e attenta, che già abbia approfondito il complesso tema del colore e della percezione cognitiva e che intenda cercare conferme o nuovi stimoli per il suo bagaglio culturale e/o per arricchire le sue competenze nella sua professione. Il destinatario tipo di questi miei quaderni è comunque il progettista. Premetto che l’arricchimento culturale è anche costituito dalla lettura-studio di tesi che lo studioso stesso può ritenere errate o comunque non condivisibili, ma utili comunque per perfezionare quel certo filtro mentale che lo aiuti a discernere l’attendibile dall’inaffidabile. Chiedo quindi al lettore l’attenzione propria della scienza, dove tutto è discutibile e confutabile e non della fede, ovvero eleggendo come fonti attendibili le innumerevoli, banali e superficiali imposizioni culturali sul colore di cui il web è sempre più pieno.
Come il lettore saprà certamente di me, iniziai a interessarmi del colore nel 1983, affascinato da una conferenza dell’amico artista Jorrit Tornquist. Così feci come fanno tutti coloro che vogliono sapere di più: comperai tutti i libri nei titoli dei quali compariva la parola colore. Lo faccio tuttora. Arrivai poi a capire, grazie ad alcuni libri reperibili in libreria che ne trattavano seppur marginalmente, che nelle neuroscienze avrei trovato utili chiarimenti, che mi avrebbero sollevato dal peso degli assunti senza spiegazioni. Lascio al mio curriculum, che trovate in questo sito, il prosieguo. Ho accennato a queste scelte formative, perché nelle neuroscienze ho trovato le spiegazioni di tante teorie e credenze sugli effetti psicologici del colore e tra le prime, la stretta connessione-interazione tra la sfera psicologica e quella fisiologica dell’individuo; non per nulla esiste anche la psicofisiologia, tra le varie branche che studiano le risposte del cervello agli stimoli esogeni ed endogeni e le risposte comportamentali conseguenti. Se siete progettisti, avrete compreso che tutto ciò può essere oro
Max Lüscher e il suo color test
Nel suo libro più conosciuto e sempre reperibile in libreria (Max Lüscher – Il test dei colori – Casa Editrice Astrolabio), spiega, in modo sintetico e vago, il “significato psicologico” dei colori del test, iniziando però da quello che poi mi è risultato un punto chiave fisiologico, seppure non sviluppato a dovere, probabilmente anche per proteggere la propria ricerca.
Il test, come saprete, viene somministrato chiedendo al soggetto di scegliere, man mano, le tessere colorate, proposte tutte insieme, in base al suo gradimento. A ogni scelta fatta, la tessera colorata viene tolta. L’ordine delle scelte risultante, magicamente e spietatamente, riesce a cogliere lo stato psicofisiologico del soggetto in quel periodo della sua vita, segnalando altresì se i suoi desiderata e comportamenti siano una normale attitudine caratteriale o se invece nascondano crisi psicologiche lievi o anche gravi. Il test, se ben somministrato e soprattutto elaborato nelle sue risultanze da un esperto, può addirittura rilevare eventuali patologie ancora in latenza.
I colori delle tessere sembra quasi siano stati studiati (questa è una mia opinione) in modo tale che nessuna di esse risultasse attrattiva esteticamente. Ho avuto modo di verificare in seguito, sulla base di mie esperienze, che il test funziona lo stesso, anche variando i valori cromatici dei diversi colori. Probabile che l’intento di produrre colori volutamente poco gradevoli, sia stato quello di evitare che il soggetto tenda a valutarne il gradimento associandoli a oggetti di uso comune, abbigliamento, autovetture, ecc. basandosi quindi sul proprio gusto estetico. Infatti il protocollo di somministrazione richiede al soggetto di considerare i colori propostigli in piene astrazione.
A parte il nero e il grigio acromatico, che certamente non risultano un granché accattivanti, il colore forse più gradevole è il blu; un blu scuro tendente al violetto e un po’ attenuato, come nel colore classico dei jeans originali. Eppure è uno dei colori più rifiutati, spesso posto come ultima scelta. Non è questa la sede per spiegare come funziona il test, perché è complicato e sul libro viene spiegato tutto, ma per proseguire con l’esempio-spoiler, quel blu scuro, o meglio, il blu scuro, “rappresenta” i valori stabili, la famiglia, la tranquillità, l’affidabilità, l’affetto, l’amore. Il porlo come ultima scelta, quindi il rifiutarlo, indica una criticità in ciò che il blu scuro rappresenta. Per esempio il soggetto non si sente di ricevere l’affetto, la comprensione, la solidarietà che desidererebbe. Ecco già un punto illuminante. Teoricamente, si potrebbe pensare che chi si trovi in questa situazione scelga per primo il colore che rappresenta ciò che sente gli manchi, che gli venga negato; invece no, il colore viene rifiutato. Perché? Perché l’area cognitiva del cervello non dimentica le criticità, anche se non ragionate consapevolmente dal soggetto, e in questo caso viene messo di fronte a un colore la cui radiazione elettromagnetica (la luce selettivata che emette) stimola, seppur lievemente, l’attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico. Quest’ultimo è maggiormente attivo quando la persona si sente protetta, tranquilla, lontana da ansie e pericoli, coccolata dall’affetto delle sue persone care o della persona amata. Questa leggera attivazione fisiologica, trova però, nel caso dell’esempio, una risposta potente e contraria del sistema nervoso autonomo simpatico, che pone il soggetto in allarme, in difesa-offesa, in situazione adrenalinica e ansiosa, perché quella dell’appagamento-soddisfazione è proprio la situazione in carenza e la cui mancanza arriva come un pugno allo stomaco. Il blu scuro viene così rifiutato. Avrete forse vissuto una situazione di dolorosa sconfitta sentimentale. Ebbene, non è nemmeno la sede per parlare dei neuroni specchio, quelli grazie ai quali impariamo dagli altri e grazie ai quali, osservando gli altri, riusciamo a essere empatici, in quanto i neuroni specchio attivano gli stessi tipi di neuroni attivi in quel momento in chi stiamo osservando, compresi quelli motori. Di solito, chi è stato lasciato dalla persona amata, rifugge da film romantici e il solo incrociare per strada coppie che si scambiano effusioni, non fa altro che esacerbare il suo stato emotivo.
IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE
Per comprendere più consapevolmente la questione e aiutare il lettore a sfuggire dalle morse spietate dei luoghi comuni, devo fare un’altra premessa. La premessa è il ricordare che la nostra abitudine a percepire il mondo reale intorno a noi, ci ha convinti (e inconsciamente ci convince tuttora) che la vista ci aiuti a vedere il mondo così com’è, ovvero illuminato dalla luce del sole e ricco di colori come qualità intrinseche delle cose e magari pensare ai “poveri daltonici che non possono godere dei meravigliosi colori della natura!”. Difficilissimo immaginarlo, ma il mondo reale intorno a noi, oltre a essere completamente incolore (possiamo forse fare lo sforzo di immaginarlo in bianco e nero come nella televisione della bisnonna), è pure immerso nell’oscurità totale, nel buio più profondo; anche in una limpida giornata di sole a mezzogiorno. Se riuscite a immaginare il sole così com’è nella realtà, ovvero un grosso ammasso esplosivo buio, nero, come tutto il cosmo, avrete già fatto un bel salto in avanti per capire cosa sia la luce e il colore. La sensazione di luce è data dal fatto che il nostro sistema visivo è dotato di recettori (neuroni) sensibili a determinate frequenze della radiazione elettromagnetica emessa dal sole (o dal fuoco, da corpi incandescenti, dai fulmini o da sorgenti artificiali come le vecchie lampade a incandescenza o i led). I fotoni, che costituiscono la radiazione elettromagnetica, quando rientrano in una determinata finestra di frequenza, attivano i nostri fotorecettori (coni e bastoncelli) i quali inviano al cervello la loro lettura di ampiezza dello stimolo e il cervello crea la sensazione di illuminazione. Simultaneamente, a seconda delle frequenze della luce emessa dagli oggetti illuminati, i coni retinici, sensibili in raggruppamenti diversi a diverse scale di frequenza, mandano anche stimoli in tal senso, e il cervello crea le sensazioni cromatiche, ovvero i colori. Non solo, ma in primis, i recettori retinici, grazie alle loro differenti capacità di sensibilità-discriminazione della radiazione elettromagnetica, che arriva su tutto ciò che ci circonda, mandando le loro diverse letture di diversi oggetti che compongono la scena, fanno sì che il cervello riesca a creare una mappa della scena, ovvero “vedere” i diversi oggetti che la compongono. Per fare un altro esempio, se vi sarà capitato di fare un esame radiologico, una TAC, avrete notato che dell’attività dell’apparecchiatura avrete sentito solo il rumore, ma senza vedere alcuna luce emessa dalla macchina stessa. Eppure, nel momento in cui vi ha “esplorato e fotografato dentro” ha emesso una fortissima luce (radiazione elettromagnetica) per di più ionizzante. Si tratta di Raggi X che non percepiamo come luce perché non abbiamo recettori dedicati a farlo. Questa premessa credo sia utile per comprendere meglio i così detti “effetti del colore” sulla così detta psiche umana, da cui la così detta psicologia del colore. Perché, seppur valida in certi aspetti, la ritengo obsoleta? Chiaro che l’uomo “antico” si sia accorto che certi colori destavano in lui diverse sensazioni-induzioni e che, come ha fatto per quanto riguarda la spiritualità, si è sempre dato da fare per cercare di spiegarsi le cose per poterne trarre utilità o per evitare pericoli.
Arrivati a questo punto vi sarete accorti di quanti chiarimenti avreste ancora bisogno per comprendere tutto per bene, schiantandovi con la fisica quantistica e ottica e chi più ne ha più ne metta, da cui avrete capito che il tema del colore è multidisciplinare, mentre chi ne fa uso professionale per il progetto, si è spesso fermato alla didattica dei licei artistici, dove non si è mai parlato di neurofisiologia, psicoendocrinologia, psicofisica e via dicendo (neuroscienze).
Bene, per tornare al NOCCIOLO DELLA QUESTIONE:
Nello schema potete vedere quali siano le funzioni, spesso antagoniste, dei due rami del sistema nervoso autonomo (SNA), il Parasimpatico e il Simpatico o Ortosimpatico. E fino a qui parla la scienza ufficiale e la cosa è ben consolidata. Al centro le macro categorie cromatiche che possono indurre attivazione maggiore di uno dei due rami. In sintesi: mentre il blu induce una maggiore attivazione transitoria del SNA Parasimpatico, il rosso induce una maggiore attivazione transitoria del SNA Simpatico. I colori intorno a verde non inducono attivazioni considerabili, mentre gli extraspettrali (blu+rosso), attivando i due rami antagonisti, possono generare una leggera oscillazione del Sistema. Tengo a sottolineare che l’induzione a maggiore attivazione è transitoria, nel senso che tende a decadere in pochi secondi, specie a stimolo diverso o comunque in meno di 15 minuti anche a stimolo continuo (osservazione continua), comunque nulla a che fare con l’effetto Ganzfeld (il lettore lo cerchi su internet e troverà fonti attendibili, perché la cosa poco interessa al marketing). Ora, dato per certo che un recente studio, pubblicato sull’European Journal of Preventative Cardiology ,condotto presso l’Università del Surrey ed Heinrich Heine University di Düsseldorf, ha dimostrato che la luce blu riduce la pressione sanguigna al pari dei farmaci dedicati all’ipertensione, abbiamo la certezza (nel senso scientifico del termine, ovvero confutabile, saltasse su domattina qualcuno che dimostri che non è vero) che il blu “dilata le arterie e rallenta l’attività cardiaca”, parametri funzionali gestiti dal SNA Parasimpatico. Facile ipotizzare che, in contemporanea vengano indotte a una maggiore attivazione tutte le altre funzioni del SNA Parasimpatico, come spesso teorizzato. Si è anche teorizzato che il rosso, che è polare al blu (alta frequenza “visibile”) ovvero rappresentante le basse frequenze “visibili” della luce, attivi maggiormente il SNA Simpatico o Ortosimpatico che dir si voglia, essendo lo stesso antagonista del Parasimpatico. Il Simpatico, infatti, contrae le arterie, dunque aumenta la pressione e l’attività cardiaca. Personalmente, in diverse occasioni e seguito da un medico dello sport, ho potuto testare molte persone di diverso genere ed età, per verificare gli effetti dei colori sulla risposta cardiaca e pressoria. Non descrivo dettagliatamente la modalità del test, scrivo solo che si è trattato in alcuni casi di far visualizzare cartoncini colorati e in altri colori su monitor calibrati in modo da non costituire un effetto luminoso, ma come si osservasse un oggetto non auto-luminoso, ma illuminato. Il test ha sempre dato in media i seguenti risultati: All’osservazione di un campione blu, la frequenza cardiaca è diminuita di circa 10 bpm, mentre all’osservazione di un campione rosso è aumentata di circa 10 bpm. Le rilevazioni strumentali della pressione hanno registrato più lievi scostamenti rispetto alla basale, comunque compromessa in alcuni casi dallo stato più o meno emozionale del soggetto sotto test. Insomma il cuore reagisce immediatamente e torna in basale (misurata prima dell’avvio del test) dopo l’osservazione di un campione verde, rimanendo in basale. Pur avendo insegnato in ambiente accademico (Politecnico di Milano), ma non facendone parte strutturata, non ho potuto portare queste esperienze nel circuito scientifico accreditato, di conseguenza tutto l’esposto rimane sospeso nel limbo delle teorie del colore, seppure vada a parare in ambito scientifico. Scritto questo per onestà di studioso e ricercatore su colore e percezione cognitiva, passo ora alla parte conclusiva.
Come si evince dallo schema delle funzioni del SNA, le situazioni della vita che portano a prevalere il SNA Parasimpatico, sono quelle che vedono il soggetto di base tranquillo. Le pupille si restringono-miosi, migliora l’acuità visiva, occhi regolarmente umidi, buona salivazione, secrezione nasale regolare, di norma non si suda, dilatazione dei vasi sanguigni, quindi abbassamento della pressione, peli distesi, respirazione regolare e distesa-profonda, abbassamento della frequenza cardiaca, stimolazione dell’attività gastrica ovvero gli stimoli di fame e sete vengono avvertiti, diminuisce secrezione surrenale ovvero meno adrenalina in circolo, stimolazione del sistema nervoso enterico e stimolazione della vescica ovvero se c’è necessità, si avvertono gli stimoli ad andare in bagno. Tutto questo ci fa pensare a un soggetto che si sente al sicuro, lontano da pericoli o minacce imminenti o dopo aver scampato un pericolo. Il soggetto sarà quindi più predisposto a dare-ricevere tenerezza, amore, fiducia. Tenderà a mettere nei referenti stabili di memoria quella situazione, quel luogo, quelle persone come qualcosa che porta vantaggi e benessere.
Così come si evince, sempre dallo schema delle funzioni del SNA, che le situazioni della vita che portano a prevalere il SNA Simpatico, sono quelle che vedono il soggetto di base agitato. Le pupille si dilatano-midriasi, diminuisce l’acuità visiva, occhi secchi arrossati, bocca secca, naso secco, di norma si suda, contrazione dei vasi sanguigni, quindi innalzamento della pressione, pelle d’oca, respirazione affannosa-superficiale, innalzamento della frequenza cardiaca, inibizione dell’attività gastrica ovvero gli stimoli di fame e sete non vengono avvertiti, aumenta la secrezione surrenale ovvero molta adrenalina in circolo, inibizione del sistema nervoso enterico e della vescica ovvero, anche se c’è necessità, non si avvertono gli stimoli ad andare in bagno. Tutto questo ci fa pensare a un soggetto che non si sente al sicuro o è sotto minaccia o in una situazione di pericolo o in fuga. Il soggetto sarà quindi più predisposto al difendersi, all’attaccare, al fuggire dalla situazione. Tenderà a mettere nei referenti stabili di memoria quella situazione, quel luogo, quelle persone come qualcosa che porta svantaggi e pericolo per la sopravvivenza. In sintesi, se è vero che, superato un esame che ci aveva messo in ansia, ci viene fame e diventa impellente andare a fare la pipì, è anche vero che se qualcuno ci corre dietro per picchiarci, non sentiamo più alcuno stimolo di quei generi. Inoltre, in una situazione parasimpatica, anche una carezza inaspettata e un po’ rustica può farci avvertire dolore, mentre in una situazione ortosimpatica non ci accorgiamo di essere rimasti feriti anche gravemente.
Ma allora che razza di vita è la nostra, così sballottati tra paradiso-parasimpatico e inferno-simpatico?
Intanto i due rami del SNA sono antagonisti, dunque se uno “esagera”, c’è l’altro a compensare e anche la mente (il sistema cognitivo) ci mette molto del suo. Inoltre il SNA è sempre alla ricerca dell’equilibrio, offrendoci, di norma, una finestra emozionale e fisiologica “centrata”, dentro la quale riuscire a gestire serenamente tutte le situazioni che la vita ci offre. Ed è qui che entra Lüscher con il suo test. A seconda della sequenza nella scelta dei colori preferiti, si può capire se il soggetto si trova emotivamente dentro la finestra centrata di cui sopra oppure no.
Potrei quindi concludere affermando che i colori intorno a blu, inducono una leggera maggiore attivazione del SNA Parasimpatico. I colori intorno a rosso, inducono una leggera maggiore attivazione del SNA Simpatico, mentre i colori intorno a verde e verde-giallo non hanno induzioni di rilievo, dunque lasciano o portano il soggetto in una situazione basale ottimale di equilibrio.
Tengo a precisare che dette induzioni sono lievi e passeggere (anche perché si spera che nella scena vi siano altri oggetti e colori da osservare), ma un certo input viene dato e viene assolutamente rilevato dal SNA, innescando nell’area cognitiva quelle sensazioni, sentimenti, atteggiamenti e comportamenti propri di quegli stati fisiologici. Per fare un esempio pratico: se osservo una parete tinteggiata in blu, non mi tranquillizza necessariamente, specie se sono in uno stato d’ansia, ma stimola la situazione di governo fisiologico che avrei se fossi tranquillo. Si tratta quindi di un suggerimento che potrò accettare o meno o in parte a seconda di chi sono, dove mi trovo e cosa sto facendo. Ma è un’induzione da non sottovalutare, perché il nostro sistema cognitivo è estremamente sensibile al pur minimo stimolo endogeno ed esogeno, sempre per garantirci la sopravvivenza. I colori extraspettrali, quelli composti da rosso e blu non hanno una loro specifica frequenza, perché sono due diverse frequenze che arrivano insieme. Quindi che succede al SNA che riceve una maggiore attivazione contemporaneamente nei suoi due rami antagonisti? Teoricamente ben poco, anche se si può ipotizzare una certa oscillazione. Da altre esperienze fatte e dalla letteratura scientifica ho imparato che quando il sistema (inteso come visivo, percettivo, insomma sensoriale e cognitivo) è in crisi di interpretazione, attiva i complementari-antagonisti in rapida alternanza.
Come è noto, tutto il nostro sistema fisiologico lavora per antagonismo. Per esempio, se c’è un muscolo che tira da una parte, ce n’è di sicuro un altro che tira dalla parte opposta. Nel caso degli extraspettrali (che comunque possono tendere più al blu o al rosso con un punto centrale definibile come porpora o fucsia) possiamo pensare a un’alternanza di attivazione dei due rami del SNA, che si risolvono in sensazioni di indecisione, esitazione, fascinazione, seduzione, turbamento, leggerezza, impulsività.
Vorrei far notare come ci si senta a proprio agio facendo una passeggiata nel verde, in un bosco, su di un prato con alberi intorno. È il colore dell’ambiente naturale nel quale l’essere umano primitivo ha vissuto e si è riparato, dove ha trovato cibo e materiale per realizzare manufatti e armi, e dove ha perfezionato il suo sistema visivo e percettivo.
TORNO AL COLOR TEST DI LÜSCHER, ma qui sono costretto a fare un’altra precisazione:
Ho descritto l’induzione dei colori sul SNA, come una mia teoria (ammesso, ma non l’ho mai trovata, che non l’abbia concepita qualcun altro e chissà quando); comunque la cosa è vera solo in parte. Come già affermato in precedenza, quando decisi di studiare-approfondire il tema del colore, acquistai tutti i libri che trovavo nelle librerie, purché affrontassero questo complesso tema. Uno dei primi fu anche questo di Max Lüscher. Dove lessi quello che c’è scritto nel capitolo primo con titolo: La fisiologia dei colori. Qui Lüscher scrive: “Sono stati condotti esperimenti nei quali si richiedeva ad alcune persone di fissare il colore rosso vivo per intervalli di tempo variabili; essi hanno messo in evidenza che questo colore ha un effetto decisamente stimolante sul sistema nervoso; aumenta la tensione arteriosa, la frequenza respiratoria e cardiaca. Il rosso è, dunque, un “eccitante” del sistema nervoso, specialmente della frazione simpatica del sistema nervoso autonomo (SNA).
Esperimenti analoghi, condotti con il colore blu scuro, hanno evidenziato, per questo colore, un effetto contrario: la pressione arteriosa diminuisce, come pure la frequenza cardiaca e respiratoria. Il blu scuro è dunque “calmante” nei suoi effetti e agisce principalmente attraverso la frazione parasimpatica del SNA. “
Questo lessi e mi aiutò a capire che avrei trovato anche molti altri chiarimenti studiando neurofisiologia e altre branche delle neuroscienze. Grazie alle mie successive frequentazioni accademiche e ai professori che mi seguirono nel mio percorso formativo su discipline completamente estranee alla mia formazione tecnica di architettura, compresi che se il valore di ricerche e sperimentazioni scientifiche, pur eseguite con tutti i crismi complessi richiesti e pure pubblicate su autorevoli fonti internazionali, hanno un valore relativo e rimangono comunque sempre confutabili, le ricerche-sperimentazioni esterne all’ambiente accademico, dunque mancanti di quelle caratteristiche, hanno molto meno valore, anzi, vengono spesso ritenute inaffidabili.
Ben consapevole di ciò, ma desideroso di capire qualcosa di più “aggiornato”, iniziai studi e sperimentazioni, tra le quali proprio quella più sopra citata, per vedere le reazioni cardiache e pressorie dei soggetti ai quali veniva sottoposta la visione di determinati colori. Questi mie esperimenti mi diedero risultati coerenti con quanto descrive Lüscher, ma come si può leggere, lui si ferma al rosso e al blu. Per gli altri “suoi” colori, si rifà alla classica psicologia del colore, dove un certo colore “evoca” qualcos’altro. E questo non l’ho mai sopportato, mancando risposte ai miei “perché?”. In più lui scrive che “sono stati condotti esperimenti”, ma non scrive da chi, quando, né descrive le modalità di questi esperimenti; di conseguenza, sebbene Lüscher fosse uno psicologo, che avrebbe dunque dovuto masticare un po’ di neurofisiologia (Max Lüscher (Basilea, 9 settembre 1923 – Lucerna, 2 febbraio 2017) è stato uno psicoterapeuta, sociologo e filosofo svizzero.), ciò che ha scritto, rimane un po’ in bilico tra lo scientifico accreditabile e gli obsoleti luoghi comuni della vecchia psicologia (che ovviamente, prima degli anni ’60, non disponeva di materiale didattico sul sistema nervoso). Ma, come dicevo ai miei professori, guide nei miei studi neuroscientifici, di fronte alle dispense di psicofisica dove per qualche quesito si confliggevano anche 5 teorie diverse, bisogna pur prendere per buono qualcosa di abbastanza attendibile per iniziare a lavorare con il colore in modo consapevole, altrimenti noi progettisti rischieremo di continuare a lavorare vendendo favolette supportate da affascinanti parole e dal nostro buon gusto.
Analizziamo ora cosa scrive Lüscher relativamente ai “suoi colori” e confrontiamo immediatamente dopo con ciò che si può evincere dal mio schema SNA-Colori induttivi.
I colori base
BLU Lüscher = blu-scuro, rappresenta: profondità di sentimento
Ed è: egocentrico, passivo, eteronomo, sensibile, comprensivo, socievole. I suoi aspetti affettivi sono: tranquillità, contentezza, tenerezza, amore e simpatia.
Schema SNA-Colori induttivi = il valore massimo di induzione sul SNA parasimpatico > si leggano nello schema le azioni fisiologiche e si immagini la persona-emozioni-comportamenti in tale stato fisiologico.
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VERDE Lüscher = verde-blu, rappresenta: elasticità di volontà
Ed è: egocentrico, passivo, difensivo, autonomo, tenace, possessivo, immutabile I suoi aspetti affettivi sono: persistenza, autoaffermazione, ostinazione, autostima
Schema SNA-Colori induttivi = valore minimo di induzione dei due rami del SNA, dunque ci si riferisce a una basale introspettiva, priva di emozioni forti, dove si è in grado di dialogare con se stessi, come è facile fare da soli durante una passeggiata nel verde naturale. “Quello che sono rimango, se mi va bene”.
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ROSSO Lüscher = rosso-arancio, rappresenta: forza di volontà
Ed è: estroverso, attivo, offensivo, autonomo, trascinante, competitivo, operativo I suoi aspetti affettivi sono: desiderio, eccitabilità, dominio, sessualità
Schema SNA-Colori induttivi = valore massimo di attivazione del SNA simpatico > si leggano nello schema le azioni fisiologiche e si immagini la persona-emozioni-comportamenti in tale stato fisiologico. Come si sarà già notato, per quanto riguarda la sessualità, occorre il concorso dei due rami del SNA in tempi immediatamente successivi; Lüscher ha evidentemente considerato l’aspetto più aggressivo e incontrollabile della sessualità. Mette da parte la scatola blu dei cioccolatini e si riferisce alla “donna in rosso”. Si rapportino le attivazioni del SNA simpatico con il momento orgasmico. Ricordo che il rosso, negli utilizzi sociali, non rappresenta pericolo, ma segnale di massima attenzione.
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GIALLO Lüscher = giallo brillante rappresenta: spontaneità
Ed è: estroverso, attivo, proiettivo, eteronomo, espansivo, ambizioso, investigatore I suoi aspetti affettivi sono: variabilità, attesa, originalità, allegria
Schema SNA-Colori induttivi = possiamo immaginare la posizione del giallo come centrale (insieme al verde), ma spostata verso una maggiore attivazione del SNA simpatico. “Quello che sono rimango, ma posso cambiare atteggiamento-comportamenti, sono aperto al cambiamento consapevole”. Quali possono essere le attivazioni del SNA, quando il soggetto si trovi di fronte a un cambiamento, a una sorpresa, durante un’esplorazione, un esperimento, una creazione da realizzare, un brainstorming? Sicuramente una centratura sulle proprie competenze, capacità, talenti, con le proprie emozioni positive e aperte all’esperienza fattiva che non sente la fatica e che cerca di individuare e superare gli ostacoli.
Ricordo che il giallo, tagliato dal nero, negli utilizzi sociali, rappresenta-identifica un pericolo. Si fa spesso ricorso alla livrea di molti insetti e di alcuni rettili (aposematismo), attribuendo a quella scelta della natura la volontà di comunicare ai possibili predatori “sono velenoso, pericoloso, ho un gusto pessimo, non attaccarmi, non mangiarmi”. Io ho sempre pensato che i possibili predatori non interpretino alcune di quelle segnaletiche animali in questo modo; mi riferisco al giallo e al nero abbinati a strisce o pezzature (api, vespe, salamandra). Questa la mia ipotesi: il giallo di certo si pone in evidenza (tanto il predatore, se ti vuol scoprire, comunque ti trova di sicuro anche se sei mimetizzato e il giallo vivace non è proprio mimetico), però viene tagliato a intermittenza dal nero, quindi in pratica poco visibile anche per contrasto e difficilmente discriminabile come prosecuzione di un volume che identifichi l’interezza di un corpo. Il predatore vede una serie di pezzature o tratti gialli, scollegati tra loro, dunque ha difficoltà a identificare la possibile preda.
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E ora i colori ausiliari, che Lüscher definisce indicativi di un’attitudine negativa verso la vita.
Li descrive però molto brevemente, evitando riferimenti alla fisiologia. Nel test, se messi tra le prime scelte, determinando spesso il rifiuto di uno dei colori base, indicando una possibile ansia forte del soggetto e, a seconda del colore, in quale ambito della vita. (Ma il comprendere a fondo il test lo rimando al lettore, ammesso non ne sappia anche più di me).
VIOLA Lüscher > una mescolanza di blu e rosso.
Schema SNA-Colori induttivi = si tratta di un colore extraspettrale, dunque della sommatoria di due diverse frequenze elettromagnetiche polari (alta e bassa frequenza insieme). Come già scritto inducono un’alternanza di attivazioni dei due rami del SNA, generando nel soggetto una specie di contrasto continuo, seppur lieve, tra la pacificazione e la soddisfazione (area blu) e l’attività adrenalinica determinata a raggiungere uno scopo o difendersi da un pericolo. Per esempio quando si subisce il fascino di una persona. Per certa scelta del marketing è da tempo stato assunto come il colore femminile per eccellenza e per tutto ciò che deve affascinare.
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MARRONE Lüscher > una mescolanza di arancio e nero, relativamente priva di vita.
Schema SNA-Colori induttivi = si tratta di un arancione scurito, che dunque perde molto della sua induzione; lo si può considerare alla stregua del verde naturale. Molto presente in natura, come il grigio e il verde favorisce la deambulazione. Nello schema non è rappresentato, ma lo si può considerare anche come un attivatore molto blando del SNA simpatico se più chiaro e più saturo.
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GRIGIO Lüscher > strettamente parlando non è affatto un colore ed è completamente neutro e acromatico.
Schema SNA-Colori induttivi = Lüscher, o forse chi lo ha tradotto, commette l’errore dei non esperti nel linguaggio del colore. Infatti si tratta di un colore acromatico, detto anche colore neutro, ovvero privo di tinta. Da un punto di vista induttivo è dunque nullo e lo possiamo annoverare al centro, insieme al verde. Il grigio neutro non induce alcuna emozione, pur essendo abbinabile con qualsiasi altro colore del quale, se ad esso giustapposto, può esprimerne otticamente il complementare (Itten, Albers, ma anche altri ci si sono divertiti come matti).
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NERO Lüscher > è la negazione del colore.
Schema SNA-Colori induttivi = anche per il nero neutro o acromatico, Lüscher commette lo stesso errore descrivendolo come negazione del colore, in quanto anche il nero è un colore. Non è una tinta. Il nero è certamente la negazione della luminosità e si presta perfettamente per evidenziare la sua valenza di non induttore. I riflessi della superficie di un oggetto nero, ci danno la possibilità di individuare la forma dell’oggetto stesso, che ci risulterà intenzionato a nascondersi o a nascondere qualcosa o qualcuno. Il settore chimico delle vernici ha creato recentemente un nero tanto nero da apparire come un buco nel nostro campo visivo (Il “Vantablack” è a tutti gli effetti il materiale più scuro mai realizzato. Nato nel 2014 da un progetto di ricerca del “National Physical Laboratory” nel Regno Unito, “Vantablack” è un particolare materiale composto da nanotubi di carbonio, in grado di assorbire fino al 99,6% delle radiazioni dello spettro visibile). Come colore scurissimo, anche provenisse dallo scurimento di una tinta (succede con i tessuti; a volte capita di scoprire che il nero della maglia sembra verdastro confronto al nero dei pantaloni che sembra bluastro), tende a lasciare libero il SNA di produrre variazioni fisiologiche a seconda delle emozioni del soggetto il quale, in questo caso, è libero di interpretare l’oggetto e il contenuto con la sua immaginazione, giacché questo colore è nascondente. Ricordo che il nero, quando viene illuminato, restituisce ben poco dei fotoni ricevuti, dunque assorbe tutta l’energia, compresa quella infrarossa che noi percepiamo come calore. La persona vestita total black, intende nascondere la sua vera identità, una specie di auto-annullamento che ha però la proprietà di mettere in evidenza il viso, le espressioni e soprattutto quello che dice. Il nero, in natura, è il decadimento totale della materia, è il buio più profondo nel quale la sopravvivenza può essere messa in pericolo, giacché il pericolo non è più visibile; è la cecità, anche quella, come avrebbe scritto Lüscher, di non voler vedere la realtà indesiderabile o quella di rifiutare tutto della propria vita. La produzione industriale, specie per i prodotti in plastica, è spesso orientata sul nero, perché nasconde la vera essenza del materiale ed esprime una durevolezza che spesso non possiede.
Ma qui preferisco fermarmi, perché il fascino di questa materia deriva proprio dal fatto che non ci si fermerebbe mai di dissertare.
Ho scritto questo QUADERNO con l’intento di chiudere il meraviglioso cerchio del tema del colore a proposito della psicologia del colore. Mi spiego; è ormai dimostrato scientificamente da anni la strettissima interazione tra area psicologica e area fisiologica dell’essere umano. Gli stimoli, positivi o negativi che arrivano al corpo, si ripercuotono sullo stato psicologico, come la percezione degli avvenimenti a livello cognitivo, ovvero la risposta psicologica, si ripercuote sulla fisiologia dell’individuo. Si sa che certe carenze ormonali possono sconvolgere la mente e i comportamenti, come certi traumi psicologici possono provocare patologie di ogni genere. Ebbene, lo studio delle neuroscienze, che in sintesi significa studio del sistema nervoso, del cervello dunque, che rappresenta la nostra vitalità, la vita fisiologica, ma anche la mente, i sentimenti, le emozioni che sono per noi fondamentali, porta a comprendere che si tratta di una macchina tanto complessa da non essere ancora compresa fino in fondo ancora oggi. Non è quindi solo il SNA ad essere il medium di questo continuo scambio: è certo. Credo però che sia un buon riferimento per usare il colore più consapevolmente senza cadere in luoghi comuni e credenze.
Progettare intorno all’essere umano è il compito di grande responsabilità dei progettisti, dunque spero che questi miei contributi possano essere di stimolo per chi intenda approfondire per migliorare le sue competenze.
Chiudo con qualche raccomandazione per chi non è psicologo o psicoterapeuta.
Se decideste di dedicarvi allo studio approfondito del color test di Lüscher, prima di accingervi a farlo, nonostante i miei spoiler, fate voi stessi una scelta e scrivetevi le sequenze su un foglio da riporre in un cassetto. Questo perché, una volta compreso bene il test, come somministrarlo ad altri e come interpretarne il risultato diagnostico, non lo potrete mai più fare su voi stessi. Non appena vi sentirete in grado (oltre ad esaminare le vostre scelte nel cassetto), sarete presi dal desiderio di provarlo su parenti e amici, probabilmente come si trattasse di un gioco di società. Ebbene sappiate che non si tratta di un gioco e non va trattato come tale o sottovalutato. Si tratta di uno strumento che, per esperienze fatte, oserei definire spietato e crudo, in grado di girare come un calzino l’anima della persona alla quale lo somministrate. Trattandosi di parenti o amici, ovviamente vorranno sapere “un risultato” (solitamente lo prendono come un gioco o come un oroscopo), dunque leggerete loro di sicuro la diagnosi, tranquillamente, magari come suggerisce il libro. Consiglio di allenarvi, inventando le varie successioni che qualcuno potrebbe scegliere e cercando, man mano di non leggere i suggerimenti diagnostici del libro, arrivando da soli a una diagnosi semplice e abbastanza attendibile. Riuscirete in tal modo a edulcorare, con una vostra personale e sintetica diagnosi verbale, le crisi gravi che potrebbero emergere. Questo prima di riporre il libro in un cassetto o nascosto in soffitta, come si trattasse di Jumanji. Perché questo farete di sicuro. Può essere utile per capire meglio il complesso tema del colore, ma il mio doveroso consiglio finale è quello di non somministrarlo ad alcuno, se non siete, appunto, psicologi psicoterapeuti.